Sono andata a Expo tre volte, in tre mesi diversi, con tre tipi di persone diverse (qui potete leggere la mia visita al padiglione di Save the Children). Posso dire di aver visto il 70% di quello che c’era da vedere e posso dire di avere un’idea precisa su questa manifestazione (molto positiva, sì lo ammetto); ma c’è anche un’altra cosa che posso dire con certezza: non ci avrei mai portato mia figlia. Prima di essere lapidata per aver scritto codesta eresia, vi spiego le mie motivazioni rispondendo alle possibili obiezioni del partito “Expo coi figli yes you can”:
- “Ma ci sono le aree e i servizi per i bambini”: sì ok grazie, andare all’Expo per passare il 60% della giornata nell’area giochi, area kids o area children (chiamatela come volete ma è pur sempre l’area dove i bambini giocano al pari di un parco giochi o poco più) mi sembra uno spreco di energie, tempo e soldi. Sì, perchè se sei di Milano ok, lo puoi fare comodamente, ma se arrivi da fuori e magari hai solo quelle 7-8 ore di tempo per la visita in giornata, occorre ottimizzarle al meglio e stare al parco non è ottimizzare, è penalizzare.
- “Imparano tanto sul pianeta e il mondo che ci circonda”: sì, se vanno alle elementari son d’accordo, dato che hanno basi di geografia e cognizione di causa nel capire le differenze tra i Paesi e culture. Se avessi figli di età scolare li porterei subito. Ma se ha due anni, credetemi, tra vedere il padiglione della Russia e vedere un cartone di Masha e Orso preferirebbe di gran lunga la seconda opzione, nonostante il medesimo retaggio geografico.
- “Saltate le code perchè chi ha passeggini ha la priorità”: sì, ma se ci sono ventimila passeggini la priorità si va un po’ a far benedire, per cui questo ragionamento si poteva fare fino a giugno-luglio in cui l’afflusso non era molto alto, ma tra settembre e ottobre sarebbe un suicidio, del passeggino in primis.
- “E’ un’esperienza unica che non si ripeterà”: questo lo dicono quelli che non amano viaggiare, che vogliono tutto a portata di mano, che se non arriva davanti a casa allora non ne vale la pena. I nostri figli cresceranno, diventeranno ragazzi e ragazze e potranno viaggiare e raggiungere tutte le esposizioni universali che vorranno, costruendo davvero un’esperienza di formazione per la loro vita.
- “Basta organizzarsi”: ok, allora organizzatemelo voi il viaggio a Expo con la figlia, poi però me la dovete anche tenere ferma e tranquilla durante le due tre ore di attesa in coda, sotto la pioggia, il sole e in mezzo a tante persone. Ah state attente che non si perda eh, mi raccomando che ci tengo. Poi, già che ci siete, me la addormentate sul passeggino, non l’ha mai fatto ma son certa che voi siete meglio di me, e gli insegnate la differenza tra la lingua coreana e la lingua nepalese. Sono certa che vi ringrazierà molto per questo.
Sono certa di non aver convinto nessuno, però posso raccontarvi di come è stato interessante assistere alle presentazioni dei padiglioni, ascoltare le persone e capire qualcosa in più sulla loro cultura; posso dirvi quanto è stato faticoso anche per noi adulti camminare tante ore, spingere, aspettare, trovare, addirittura mangiare. Suoni, profumi, gusti e soprattutto odori che si mescolano, questa è stata una delle esperienze più forti che porto con me. La visita a Expo non è una visita da fare con leggerezza, serve molta pazienza e molta curiosità; ci sono stata con gli Instagramers Verona, ci sono stata con le mie amiche di sempre e ci sono stata con mio marito. Ogni volta è stata un’esperienza diversa che mi ha portato in modalità diverse qualcosa in più, che a mia figlia passerò sottoforma di narrazioni, storie, immagini. Ecco, questo secondo me è il modo migliore e più efficace: non portare i bimbi piccoli dentro a Expo, ma portare Expo dentro ai bimbi.
Che ne pensate? Preparo la lapide
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